Siamo tornati con la rubrica Il libro che…, per entrare un po’ più a fondo in cosa un libro mi ha veramente lasciato, al di là dell’intrattenimento e della gioia di leggerlo.
Il libro in questione mi sento di dire che non è conosciutissimo (smentitemi lettori se invece lo conoscete tutti) e si tratta de Il Vangelo secondo Biff di Christopher Moore.
La storia in breve: Biff era il migliore amico di Gesù (quello di Nazareth, proprio lui). Un bel giorno, negli anni duemila, viene risvegliato da un angelo per portare a termine una missione. Scrivere il suo vangelo e colmare quindi la lacuna di quasi trent’anni della vita dell’uomo che ha cambiato il mondo.
Inutile dirvi che lo stile di Moore ha preso, ribaltato, rivoltato e trasfigurato la storia, mantenendo però un rispetto (e per forza, se la rischiava mica da ridere) che mi ha colpita.
L’unico modo per fare un lavoro di questo tipo e uscirne vivi è: studiare.
Moore ha studiato le scritture, le testimonianze, si sarà fatto un’immersione di Terra Santa. Insomma, ha messo il suo genio al servizio di una storia e ha preso il tutto molto sul serio.
Io non voglio prendermela con chi scrive perché gli va di scrivere (lo faccio anche io) ma vorrei ribadire il concetto che scrivere non è facile. E l’educarsi, in merito a quanto si sta scrivendo, è alla base di un buon risultato.
Questo libro, senza l’adeguata formazione sarebbe sembrato arrogante, mal strutturato e pure blasfemo.
Il tutto per dire che, ogni tanto, dovremmo prendere più sul serio quello che facciamo.