Scrivere un libro, in fondo, non è difficilissimo. L’uomo inventa e si nutre di storie dalla sua nascita, basti pensare a come il cielo sia pieno zeppo di mostri, eroi e principesse dimenticate.
Ognuno di noi può avere una storia in testa, e magari riesce anche a scriverla.
Il difficile viene dopo.
Per me, coincide con un senso di angoscia mica da ridere.
Ebbene sì, ops I did it again.
Il mio bambino inglese è pronto. Due revisioni, tre ri-scritture dell’epilogo (la prima troppo corta, la seconda troppo incasinata, la terza forse potremmo anche esserci). Due mesi per scriverlo, ottobre-dicembre, e tre per rivederlo con calma, lasciandogli quel mese di lievitazione, di incubazione, di “distanza” da parte dell’autore.
E adesso?
Non vorrei sminuire l’opinione del mio Love, l’unico che l’ha letto perché necessitavo di un parere maschile, ma se non dovesse piacere?
Se non dovessi raggiungere l’obiettivo prefissato e fossi costretta a vedere il mio povero bimbo naufragare in un mare di mestizia?
Vogliamo parlare delle domande delle persone a te vicine?
-Di cosa parla?
-è una storia d’amore
-davvero?! (chi mi conosce si chiede, tu? Really?)
-sì, davvero, è uscito e basta. Ambientato a Londra, l’ho scritto lì.
-Ah, figo
Questo è difficile, dell’essere scrittori. Venire a patti con quanto si è fatto, gestire le aspettative, capire bene come muoversi.
Io, prima di inviarlo e nell’attesa di darvi altre news (che spero arrivino presto) mi godo il mio momento di angoscia.

In bocca al lupo 🤞🏻
Ti ringrazio tantissimo!