Pensieri sconnessi di un ex-ventisettenne

Pensieri sconnessi di un ex-ventisettenne: Gattare si diventa.

Mi guardo intorno e vedo solo una cosa: gatti. La gatta nera, quella bianca e quello bianco e nero.

Guardandomi intorno in modo più ampio, coinvolgendo tutta la mia cerchia delle più o meno ex ventisettenni, vedo solo una cosa: gatti (pochissime e rare le eccezioni canine).

Traggo quindi una conclusione.

Noi ex-27 siamo delle gattare. Ma… perché?

La risposta è semplicissima. Parlo per pensiero personale e sono pronta a sentire l’opinione altrui, ma lo so che ci sto azzeccando.

Perché di pargoli che ci si attacchino alle calcagna ancora non ne abbiamo voglia.

Mi sbaglio?

Ebbene, è chiaro ormai che l’età procreativa si sia spostata più in là. Stiamo iniziando giusto in questi momenti a “capire” che stiamo diventando adulte, figuriamoci pensare di appendere la nostra vita al chiodo per dedicarla in modo fisso a qualcun altro.

Un tempo, neanche troppo remoto, avrei giurato e spergiurato che intorno ai ventisette, ventotto anni avrei dato alla luce il mio primo erede, adesso invece, alle domande pressanti di Madreh e affini, rispondo scuotendo la testa con vigore.

Non sono pronta. Per niente. E parlando con le altre ragazze vedo nello sguardo di tutte una sorta di terrore misto alla triste consapevolezza che il nostro orologio biologico (questo maledetto figlio di una zoccola) arriverà presto a farsi sentire.

Abbiamo voglia di uscire, viaggiare, goderci la vita a due, andare al ristorante tranquille, fare ancora -finché le forze ci assistono- qualche minchiata da “giovane”.

Io devo scrivere, pubblicare il mio romanzo e magari metterne in cantiere un altro.

Per questo allora ci riempiamo la vita di odiose palle di pelo. Un po’ per allenarci , un po’ per avere qualcuno su cui riversare tutto il nostro in qualche modo materno affetto, un po’ per poter parlare delle marachelle dei nostri pargoli (io non mi stancherò mai di raccontare al mondo l’allegra storiella della lotta per il pollo con Dean).

Sempre personalmente parlando, ho riposizionato intorno ai trenta (salvo poi successivi ripensamenti che non escludo affatto) l’inizio dell’idea di pensare che forse potrei però boh.

Sia chiaro, non sono una di quelle che condanna come la peste chi invece sceglie la via della maternità, anzi. Adoro i bambini, mia nipote è uno spasso, ma io al momento un ce la fò.

Che vi devo dire, fummo colte da una sorta di Peter Pan syndrome che non ci permette di vederci, al momento, come mamme.

E voi ex-ventisettenni, come siete messe su questo tema?

Sentitevi libere di condividere la vostra idea anche, perché no, smentendomi in pieno!

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Immagine di repertorio con il toporagno numero tre appena arrivato.

4 pensieri riguardo “Pensieri sconnessi di un ex-ventisettenne: Gattare si diventa.

  1. Io non ho gatti, ma la penso come te! Io sono sposata ma ho 24 anni e i conoscenti non fanno altro che chiedermi quando avrò un figlio. Io rispondo che voglio godermi la vita, non ho tempo per un figlio! Voglio scrivere, uscire, viaggiare, realizzarmi professionalmente. E pensare che mia mamma alla mia età aveva già me e mia sorella. Io non potrei pensare di avere due figli adesso!!

    1. E le cose peggiorano, tesoro! A ventiquattro anni ancora qualcuno mi salvava in corner, dicendo che facevo bene, adesso invece iniziano a guardarmi male come se in qualche modo dovessi spicciarmi (se pensi anche che io e il mio ragazzo stiamo insieme da centomila anni, ciao). Io insisto e fallo anche tu! Prima i nostri libri 🙂

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